PROF. UMBERTO VESPASIANI GENTILUCCI – PROFESSORE ASSOCIATO DI MEDICINA INTERNA ALL’UNIVERSITA’ CAMPUS BIOMEDICO

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Descrizione:

STEATOSI EPATICA (FEGATO GRASSO)

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SPEAKER:
steatosi epatica, anche conosciuta come patologia del fegato grasso.
Se non siamo un'oca può avere qualche difficoltà di gestione. È un argomento difficile, quindi ne parleremo con un professionista espertissimo sul tema. Professore associato di medicina interna all'università Campus Biomedico di Roma. Specialista in medicina interna con particolare esperienza nelle malattie del fegato presso un'unità di epatologia della fondazione policlinico Campus Biomedico di Roma. È venuto a trovarmi il professor Umberto Vespasiani Gentilucci

professor UMBERTO VESPASIANI GENTILUCCI:
Grazie a lei e bentrovati a tutti coloro che ci stanno seguendo.

SPEAKER:
Grazie a lei di aver accettato il nostro invito anche perché non essendo ocche, questo fegato grasso mette un po' di preoccupazione. Quindi andiamo a spiegare anzitutto di cosa parliamo, quali sono le persone che sono più interessate e che cosa possiamo fare.

professor UMBERTO VESPASIANI GENTILUCCI:
di cosa parliamo quando diciamo fegato grasso?
o anche steatosiepatica, il termine un po più tecnico dal punto di vista medico, ci riferiamo a una condizione che può colpire essenzialmente due tipi di individui. Classicamente la stereotosipatica era associata, è sempre stata associata e tuttora anche all'utilizzo di alcol. Il fegato si, quando c'è un abuso di alcol, si difende dall'abuso di alcol trasformando, trasformandosi in un fegato grasso, quindi ha un meccanismo di difesa. Noi sappiamo benissimo che il fegato grasso associato all'abuso di alcol
puo' essere una malattia di fegato seria, progressiva fino alla cirrosiepatica e al tumore del fegato.
Invece negli ultimi anni il dilagare dell'obesità, dell'epidemia di diabete, di condizioni metaboliche ha fatto conoscere che questa entità già nota ma meglio riconosciuta, cioè il fegato grasso non associato però all'abuso di alcol. Anche in questo caso per fortuna la maggior parte dei pazienti non ha una patologia evolutiva, una patologia grave, però un sottogruppo di soggetti pur non bevendo alcol. Per queste condizioni metaboliche
e una particolare predisposizione a un fegato grasso che progredisce nel tempo, negli anni, fino alla cirrosi e al tumore del fegato, proprio come faceva, come fa l'abuso di alcol.

SPEAKER:
Ed ecco perché è una patologia su cui bisogna stare attenti?

professor UMBERTO VESPASIANI GENTILUCCI:
Assolutamente stare attenti perché, diciamo, molto spesso appunto è stata...
poco considerata, dove non ci fosse il fattore di rischio alcolico e perché poi tutte le malattie di fegato sono in questo un po' suddole perché non danno particolari sintomi.

SPEAKER:
Esatto, quello che volevo chiederli adesso è proprio questo. Come me ne accorgo? Perché se non bevo e quindi escludo il fattore di rischio dell'alcol, come faccio ad accorgermi che posso avere una problematica di fegato grasso?

professor UMBERTO VESPASIANI GENTILUCCI:
Spesso, i pazienti arrivano alla nostra attenzione per tre ragioni. La più frequente fino ad oggi è quella occasionale, nel senso che viene fatta un'ecografia per altre ragioni o anche semplicemente un'ecografia di controllo proprio dell'addome, compare un fegato grasso, oppure un attacco, una risonanza segnala questa condizione.
Un'altra possibilità è l'alterazione delle transaminasi degli enzimi epatici, quindi negli esami del sangue di routine alcuni dei soggetti che hanno fegato grasso, proprio perché questo determina un danno, una reazione, hanno delle alterazioni degli esami del fegato. Però, diciamo purtroppo, dobbiamo sapere che la maggior parte dei soggetti che ha un fegato grasso non ha alterazione degli enzimi epatici e nonostante gli esami del fegato siano nella norma.
La malattia può avere un carattere agressivo e progressivo allo stesso modo rispetto ai soggetti che hanno alterazioni. Quindi, per ora la risposta alla domanda è, arrivano spesso un po' per sbaglio, oggi inizia a esserci una maggior consapevolezza e quindi colleghi, specialisti e non iniziano ad avere maggiore attenzione alla condizione e a andarla a ricercare in coloro che hanno fattori di rischio.

SPEAKER.
Ovviamente vi rimando anche ai riferimenti del professor Vespasiani che sono il campus biomedico sia dal punto di vista proprio della sede sia dal punto di vista web di un sito.
Domande specifiche potete fare delle via email u.vespasiani@policlinicocampus.it e eventualmente riferimenti che vedete in banner. Professor, io la ringrazio moltissimo di questo intervento e l'aspetto se possibile anche per andare ad esplorare qualche altro argomento del caso.

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